La collezione Scalvini

 

Nel 1974 l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani ha acquisito, per lascito, una collezione di spartiti dell’Ottocento e della prima metà del Novecento appartenuta ai coniugi Giulio e Carmen Scalvini.

Il curatore del lascito, il generale B. Valentino Becchi, si preoccupò di trasmettere all’Istituto una breve nota nella collezione e sui proprietari, suoi amici intimi, assieme ad un elenco dattiloscritto che descrive soltanto in parte il contenuto della collezione.

Dalla breve nota risulta che la “raccolta, già di una nobile famiglia milanese, stava per essere dispersa quando venne fortunatamente segnalata a Giulio Scalvini”, un imprenditore bresciano da tempo residente a Milano, e da sempre interessato alla vita musicale, in particolare a quella operistica.

 

La collezione è costituita da spartiti di opere complete, da volumi miscellanei e da singoli pezzi slegati. Il nucleo centrale è rappresentato da 427 spartiti databili tra gli anni Venti dell’Ottocento e gli anni Quaranta di questo secolo – in gran parte riduzione per canto e pianoforte di opere liriche italiane dell’Ottocento – e da un centinaio di volumi miscellanei che raccolgono all’incirca un migliaio di edizioni a stampa d’arie d’opera e liriche da camera dello stesso periodo. Completano la collezione un centinaio di edizioni a stampa di pezzi staccati slegati (arie d’opera e liriche da camera) e due dozzine di copie manoscritte di altre composizioni del primo Ottocento.

 

Per maggiori informazioni è possibile leggere il saggio “La collezione Scalvini dell’Istituto Nazionale di Studi Verdiani” di Angelo Pompilio, contenuto in Studi Verdiani 7 (Parma, 1991).