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Carteggio Verdi–Piroli

 

A cura di Giuseppe Martini (2017)

In oltre trent’anni di fitta corrispondenza – più di seicento lettere scambiate fra 1859 e 1890  – il carteggio fra Giuseppe Verdi e l’amico avvocato bussetano Giuseppe Piroli rivela non solo la reciproca stima incondizionata e la comune passione per la politica, intesa come atteggiamento morale prima ancora che come gesto di civiltà, ma anche la necessità per Verdi di trovare in quell’amicizia sincera e schietta uno dei pochi punti fermi fra le asprezze della vita. Proprio aver assunto Piroli, uomo politico di lungo corso, a interlocutore privilegiato sullo specifico argomento mette ancora più in risalto questo particolare aspetto della personalità verdiana, in parallelo alla progressiva disillusione del sogno risorgimentale che si delineava all’ombra degli intrighi della nuova Italia. Ma non solo: intorno alla conversazione politica emerge anche un’amicizia che Verdi esprime in toni per lui davvero rari.

Non per questo è escluso l’argomento musicale: Piroli, ascoltatore appassionato sebbene non addetto ai lavori, diventa in questo prima di tutto alleato per le questioni produttive e finanziarie, poi commentatore entusiasta. Ne risulta uno sguardo dietro le quinte della produzione verdiana fra Don Carlos e Otello, e soprattutto un lungo dossier sulla questione dei diritti d’autore, fondamentale per la comprensione del mondo musicale verdiano e alla quale Verdi cercò di contribuire in prima persona (sempre con la mediazione di Piroli).

Ad essa si affiancano altri argomenti di notevole rilevanza pubblica che coinvolsero Verdi in quegli anni, dalle baruffe con il ministero alle vicende della commissione per la riforma dell’insegnamento musicale, documentate nelle ampie appendici documentarie.